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MALATTIE RARE, GUARIRE NON È PIÙ UN`ECCEZIONE
pazienti dimenticati MALATTIE RARE, GUARIRE NON È PIÙ UN’ECCEZIONE P aolo ha due anni ed è un bambino speciale: non può essere abbracciato e coccolato dalla sua mamma come tutti gli altri. I suoi piedi sono delicatissimi, basta niente per ferirli, per questo non potrà mai giocare a calcio. Per lui anche camminare è un’impresa. È uno dei “bambini farfalla”, colpiti da una complessa malattia genetica, con il nome quasi impronunciabile (“epidermolisi bollosa”, vedi a pagina 104), una sindrome che rende la pelle fragile come le ali di una farfalla. I suoi genitori, che vivono in un paese sperduto tra le montagne, lo hanno scoperto solo dopo diverse visite specialistiche, diagnosi sbagliate, speranze disattese. E dopo una vita chiusi in casa, per evitare che un banale colpo potesse “rompere” la pelle di Paolo. I medici non avevano mai avuto a che fare con quella malattia, i genitori non hanno consultato internet ed erano troppo lontani dall’ospedale Bambino Gesù di Roma, il più specializzato. Laura, invece, ha 21 anni e soffre di una malattia congenita del metabolismo, l’iperfenilalaninemia atipica: nel suo corpo c’è un enzima che non funziona, non riesce a smaltire bene le proteine che vengono assunte col cibo. Se non viene curata in tempo, le cellule neurologiche si intossicano. La diagnosi è arrivata solo quando Laura aveva dieci anni. Prima, i medici dicevano che sua madre era troppo apprensiva, che la bambina avrebbe recuperato, che non c’era da preoccuparsi. Poco Trascurate dalle case farmaceutiche e difficili da diagnosticare. Le patologie genetiche meno diffuse possono essere curate. E conviene: anche per aiutare i malati “comuni” di Marina Speich e Chiara Brusa Gallina importa se dormiva tanto, non gattonava e le tappe del suo sviluppo neurologico erano lente. Neppure la nascita di un fratellino, colpito anche lui dalla malattia, ha destato sospetti. Solo una lettura attenta di un banale test audiometrico (che verifica le capacità uditive) ha permesso di scoprire che qualcosa non andava. Ora Laura sta meglio, prende un farmaco in via di sperimentazione e ha una dieta povera di proteine. E, nonostante la sua malattia, ha vinto la medaglia d’oro di equitazione alle ultime Special Olympics a Shanghai. Uno su 2000 Paolo e Laura non sono un’eccezione: fanno parte di un esercito nascosto, che vive nell’ombra. E che, il più delle volte, si fa notare solo quando tra i malati c’è un persegue ● GRAZIA 101 L’attrice Hunter Tylo, 45 anni. Nel ’98, a sua figlia Katya fu diagnosticato un retinoblastoma. sonaggio famoso (magari il milionario Steve Kirsch, colpito dal morbo di Waldenstrom), o il figlio di qualche “celeb” (per esempio, quelli degli attori Colin Farrell e Hunter Tylo). In Italia, invece, sono due milioni le persone colpite da malattie rare. Malattie che nessuno conosce (spesso neppure i medici) e, soprattutto, su cui nessuno vuole investire (il motivo è ovvio: un farmaco venduto a pochissime persone non sarà mai un grande affare). Dietro l’espressione “malattie rare” si nasconde infatti un insieme variegato di sin- TUTTI I NUMERI Le malattie rare colpiscono circa 1 persona su 2000 Quelle finora identificate sono oltre 6000 e costituiscono il 10% di tutte le patologie umane La situazione in Italia Fino a poco tempo fa, le patologie riconosciute dal sistema sanitario italiano erano pochissime. A fine aprile, prima di lasciare il suo dicastero, l’ex ministro della Salute Livia Turco ha introdotto altri 109 gruppi di malattie tra quelle esenti dal ticket. E ha istituito un “numero verde nazionale”, l’800-89.69.49, cui tutte le famiglie possono rivolgersi (gratuitamente, anche da cellulare) per avere informazioni e chiedere assistenza. Purtroppo, non è ancora abbastanza: l’Organizzazione mondiale della sanità ha già classificato 6000 malattie: in Italia ne sono state “riconosciute” solo un terzo. Questo significa che, ancora oggi, molti pazienti non ricevono un sostegno economico e sociale. Una mamma che lavora e ha un bambino affetto da una malattia rara come la Sindrome di Tourette, che colpisce il sistema neurologico, non può avere dei permessi retribuiti per seguire il figlio. Il riconoscimento legale non è facile da ottenere. «Ogni 100 patologie aggiunte, ora ce ne sono già altrettante che chiedono di entrare», dice ancora Galluppi, reclamando un aggiornamento annuale. «Dovremmo semplificare l’iter di accertamento perché, nel frattempo, i malati rari rimangono senza tutela», aggiunge Domenica Taruscio, responsabile del Centro nazionale malattie rare dell’Istituto superiore di sanità. Caccia allo specialista Poi, dopo la diagnosi, bisogna trovare lo specialista giusto, la terapia corretta, sbrigarsela con tutte le carte per ottenere le eventuali esenzioni. Insomma, sapere che cosa si ha è solo l’inizio di un lungo cammino. Eppure, nonostante le difficoltà, qualcosa sta cambiando. Lo scorso febbraio è stata celebrata la prima giornata europea delle malattie rare e, dal 2001, esiste una rete nazionale coordinata dall’Istituto superiore di sanità, che raccoglie dati, coordina i centri specialistici regionali e gestisce un sito che offre consulenze (www.iss.it/cnmr). Il problema rimane la formazione dei medici: «Non sempre si riconoscono i disturbi più nascosti, o le disabilità non fisiche», dice Galluppi. Le associazioni colmano le lacune, organizzando corsi per i medici di base. «È impensabile che siano preparati su migliaia di patologie, ma già il sospetto di trovarsi di fronte a una malattia rara aiuta», sostiene la dottoressa Erica Daina, segue ● l’80% ha origini genetiche Ne sono affetti circa 30 milioni di europei, di cui due milioni sono italiani Farmaci (quasi) introvabili in Europa: 42 In Italia: 26 «La sindrome di Angelman, che ha colpito mio figlio, va vista come una condizione, non come una malattia» (Fonte: Istituto superiore di sanità, Eurordis, Organizzazione mondiale sanità) L’attore Colin Farrell, 42 anni. Suo figlio James, 4, ha un raro difetto cromosomico. Il 70% sono bambini 102 GRAZIA Foto GETTY IMAGES/L.RONCHI, G.NERI «È stato terribile sapere che la nostra meravigliosa bambina era così grave» dromi e disturbi, messi in luce da tecnologie sempre più avanzate: il loro numero è destinato ad aumentare con il progredire della ricerca scientifica. I tratti in comune? Non colpiscono più di una persona su 2000, sono quasi tutte genetiche (lo sono nell’80% dei casi) e croniche. E, siccome possono portare all’invalidità, la diagnosi precoce è fondamentale. «Invece spesso avviene in ritardo, i pazienti girano da un centro all’altro per inseguire gli specialisti», spiega Renza Barbon Galluppi, presidente di Uniamo, Federazione italiana malattie rare, che ha creato il sito Malatirari.it: archivio online e “luogo” per scambiarsi informazioni. «E per far capire che quando si scopre una patologia la vita non è finita». Siti utili «Il morbo di Waldenstrom è considerata una malattia minore, ma è letale. Se si cura si riesce a sopravvivere anche 20 anni» Il milionario Steve Kirsch, 42 anni. Soffre di una patologia del sistema linfatico. L’impreditore Matteo Marzotto, 41 anni. Sua sorella è morta a causa di questa malattia genetica. capo unità del Centro di informazione del Centro ricerche cliniche Aldo e Cele Daccò, che dal ’92 si occupa di istruire pazienti, famiglie e dottori. «Un medico generico, che ha il sospetto, deve indirizzare il più velocemente possibile al centro regionale di riferimento sulle malattie rare, abbreviando così i “viaggi della speranza”», dice Taruscio. I farmaci “orfani” Rimane però il problema della mancanza delle terapie. Negli Stati Uniti le hanno chiamate anche “malattie orfane”, come i rari farmaci usati per trattarle, princìpi attivi rimasti senza aziende produttrici, che qualche volta riescono ad arrivare sul mercato grazie agli incentivi che i diversi Stati - anche l’Unione europea - forniscono. «Al momento, i “farmaci orfani” autorizzati alla vendita sono 42 in Europa, in Italia ne sono disponibili 26, ma questo dipende dalle ditte produttrici, che devono fare richiesta di vendita all’Agenzia italiana del farmaco», chiarisce Taruscio. Le ricerche sulle sindromi meno comuni sono difficili da finanziare, ma i benefici potrebbero essere maggiori di quel che si pensa. Aggiunge Erica Daina: «Vantaggi nel breve termine non ci sono, ma bisogna avere una visione più ampia: i risultati degli studi sulle malattie rare, a volte, sono utili anche per i malati comuni». ■ 104 GRAZIA «LA MIA BAMBINA FARFALLA, CON LA PELLE TROPPO FRAGILE» Luna ha 32 anni e un cognome che non passa inosservato: si chiama Berlusconi (nella foto), è la figlia di Paolo, quindi nipote del premier. In altri momenti della sua vita le sarà sembrato un nome ingombrante, ora, invece, questo l’aiuta a dare visibilità alle malattie rare: è diventata ambasciatrice di Debra, l’Associazione per la ricerca sull’epidermolisi bollosa (www.debraitaliaonlus.org). Il destino degli 850 “bambini farfalla”, i piccoli pazienti che soffrono in Italia di questa malattia che rende la pelle fragilissima, le sta molto a cuore. E non a caso: anche lei soffre di questa patologia e l’ha trasmessa a sua figlia Rebecca. Parlando dell’epidermolisi bollosa, dice di sentirsi comunque una donna fortunata. Perché? «Perché ho la malattia nella forma più semplice. In questi mesi, mi sono accorta che ci sono bambini in condizioni davvero difficili, che impiegano tre ore solo a fare un bagnetto. Prenderli in braccio è pericoloso, passano tutta la giornata a medicarsi, mangiano solo zuppe o cibi morbidi perché per loro un pezzo di pizza è come una “grattugia” che rovina la bocca. E devono sottoporsi a interventi chirurgici alle mani perché la malattia consuma l’epidermide». Una malattia rara, ma in forma lieve: com’è stata la sua infanzia? «Fino a quando avevo 16 anni, non si sapeva nulla di questa malattia, poi si è scoperto che era legata a un difetto genetico. Da piccola mi chiamavano “la mummia”: avevo bende in tutto il corpo e per 10 anni, ogni sera, mio padre mi medicava la pelle. Sapevo di essere delicata e ancora oggi, che ho una vita normale, non posso camminare per un’intero pomeriggio. Quando vedo un paio di sandali tutti attorcigliati mi sembra impossibile che qualcuno possa indossarli davvero». Com’è invece la vita con sua figlia Rebecca, che ora ha tre anni? «Anche lei ha la malattia in forma lieve, ma all’inizio per me è stato molto difficile. Soffrivo quando dovevo medicarla, mi sentivo anche un po’ in colpa. Ma, da quando sono entrata in contatto con l’associazione Debra, affronto tutto con più serenità». A che punto sono le ricerche sulle cure? «Le premesse ci sono, anche se il cammino è appena iniziato e servono molti fondi. A Modena è stato appena aperto il nuovo Centro di medicina rigenerativa del professore Michele De Luca: è riuscito a sperimentare con successo un trapianto di pelle geneticamente “corretta” che apre grandi speranze sulla malattia». (m.s.) Foto IMAGOECONOMICA «Contro la fibrosi cistica si stanno facendo progressi enormi. Oggi i malati vivono meglio e di più» www.iss.it/cnmr Il Centro specializzato dell’Istituto superiore di sanità gestisce una rete nazionale e un registro delle malattie e dei centri per le cure (numero verde 800.89.69.49) www.uniamo.org La Federazione italiana malattie rare unisce i familiari dei malati e le associazioni legate a specifiche patologie www.malatirari.it Il sito web per aiutare malati e familiari a tenersi in contatto www.orpha.net Il portale di informazione sui “farmaci orfani”