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Il Ginocchio - CSI Brescia
settembre 2010 Il Ginocchio: un’articolazione spesso dolente Dott. Caforio Marco INTRODUZIONE Il ginocchio è l’articolazione dell’arto inferiore che collega l’osso della gamba (tibia) all’osso della coscia (femore); la rotula completa questa giuntura rendendola più stabile. ANATOMIA Un importante apparato capsulo legamentoso avvolge l’articolazione: distinguiamo strutture legamentose esterne (legamenti collaterali: mediale e laterale) ed interne all’articolazione (legamenti crociati: anteriore e posteriore). Ogni superficie articolare è rivestita da cartilagine, un tessuto lucido che permette il reciproco scorrimento dei capi ossei senza che essi si usurino. Alla marcata convessità della superficie femorale (condili femorali) non corrisponde una reciproca concavità della superficie tibiale: quest’ultima appare appiattita (piatto tibiale). Perciò tra le due superfici sono interposti due dischi fibrocartilaginei (menischi) con funzione stabilizzante l’articolazione e ammortizzante i carichi. La stabilità articolare è garantita inoltre da un sistema tendino-muscolare ben rappresentato. BIOMECCANICA Dal punto di vista biomeccanico il ginocchio è sottoposto a forze che si esprimono contemporaneamente su più piani, che lo sottopongono a sollecitazioni di notevole intensità. In generale l’unico movimento permesso è la flesso-estensione, con un’escursione articolare compresa tra 0 e 150° circa. Un lieve movimento di rotazione interna ed esterna è permesso a ginocchio modicamente flesso. Medico CSI – Lombardia Fig. 1 PATOLOGIE Tra le malattie del ginocchio distinguiamo quelle di origine infiammatoria, di origine traumatica o di origine degenerativa. I sintomi sono comuni e si manifestano con dolore (acuto o sordo, costante o meno), diminuzione della funzionalità articolare e gonfiore del ginocchio (che può comparire subito o a distanza di tempo). Altri sintomi invece, quali l’arrossamento e la sensazione di pelle calda al tatto, l’eccessiva o alterata mobilità dell’articolazione associata o meno a sensazioni di cedimento, possono comparire solo in alcuni casi ed essere spia di malattie o alterazioni strutturali sottostanti. - Le infiammazioni Le infiammazioni riguardano prevalentemente i tendini; tra queste patologie la più frequente è la Sindrome del Ginocchio del Saltatore. Consiste in un’intensa infiammazione del tendine rotuleo, localizzata prevalentemente al polo settembre 2010 inferiore della rotula o a livello dell’apofisi tibiale (punto in cui s’inserisce il tendine rotuleo sulla tibia). Sindrome Femoro-Rotulea. Questa patologia interessa maggiormente i giovani sportivi a cui è richiesto un grande impegno funzionale. Fig. 2 Queste due zone sono i punti meccanicamente più deboli dell’apparato muscolare che riveste il ginocchio, sono zone poco vascolarizzate e risentono delle sollecitazioni meccaniche di trazione del muscolo quadricipite. La causa principale è determinata da microtraumi ripetuti durante l’attività sportiva (salti o corsa prolungata). Il salto, infatti, è il gesto atletico maggiormente implicato nelle patologie da sovraccarico del ginocchio. Il dolore è sopportabile ma tende a esacerbarsi in concomitanza di determinati sforzi, specie in allenamento. La terapia consiste essenzialmente nel riposo, nell’eventuale assunzione di farmaci antinfiammatori e nell’applicazione locale di ghiaccio (per un periodo massimo di 15-20 minuti per non creare problemi di circolo) interponendo un panno tra il ghiaccio stesso e la pelle per evitare ulcerazioni cutanee. A volte le tendiniti tendono a cronicizzare: in questi casi saranno utili altre terapie, tra le quali le onde d’urto, che generano micro percussioni meccaniche sul sito d’infiammazione cronica con lo scopo di rompere i tessuti cicatriziali formatisi e apportare ossigeno con un’azione disinfiammante. Un’altra patologia infiammatoria, abbastanza frequente in ambito sportivo, interessa la cartilagine tra la superficie posteriore della rotula e quella anteriore del femore, definita Fig. 3 Due sono le principali cause che la determinano: le contusioni che schiacciano la rotula contro il femore (impatto del ginocchio contro un avversario o una struttura fissa, pali di una porta, sostegno della rete di pallavolo, ecc.), o alcune condizioni strutturali che possono causare un sovraccarico funzionale o un microtraumatismo ripetuto nel tempo. Un esempio è il mal allineamento degli assi di carico, cioè delle forze meccaniche che innalzano la rotula al momento della contrazione del quadricipite: questo disequilibrio di forze provoca maggior attrito della cartilagine rotulea su quella femorale. Una situazione di analogo sovraccarico funzionale si ritrova negli sport in cui l’atleta è costretto a sopportare carichi costantemente elevati per tutta la fase di gioco e tutt’a un tratto aumentarli notevolmente. E’ il caso degli atleti di pallavolo, di pallacanestro, o degli sciatori, che mantengono una flessione del ginocchio obbligata di 30-40° ed improvvisamente sono soggetti ad un’istantanea forza compressiva sulle superfici articolari. Un'ultima condizione che può causare una Sindrome Femoro Rotulea è da ricercare in un disturbo nel cammino, che si accentua nella corsa, seppur impercettibile ad occhi inesperti: la settembre 2010 concomitante presenza di piedi piatti (o pronati) può ripercuotersi sulla corretta biomeccanica del ginocchio (per un’intratorsione tibiale) smascherandosi con un’infiammazione della cartilagine del ginocchio. E’ risaputo, infatti, che una scarpa sbagliata o il correre su una superficie inclinata orizzontalmente possa determinare dolore al ginocchio. Clinicamente la Sindrome Femoro Rotulea si manifesta con un dolore anteriore di ginocchio che si avverte principalmente salendo o scendendo le scale, quando si rimane seduti o in piedi per lunghi periodi, a volte con un senso di cedimento o addirittura di blocco articolare in flessione. Il trattamento nei confronti di questa patologia è di tipo medico, a base di antinfiammatori, o di tipo fisiochinesiterapico (“kinesis” dal greco “movimento”) basato principalmente su stretching e potenziamento muscolare mirato. Ruolo importante è comunque determinato dalla prevenzione: consigliata la sella alta a tutti i ciclisti per evitare un eccessivo sovraccarico e a tutti gli atleti degli “sport di corsa” l’utilizzo di scarpe antipronazione, cioè con una correzione plantare per facilitare una corretta biomeccanica del ginocchio. - I traumi Quanto ai traumi, essi possono essere invece di varia natura: distrattivi (interessanti i muscoli: elongazioni, stiramenti o rotture complete), contusivi (interessanti i tessuti sottocutanei schiacciati contro la struttura ossea, rigida, sottostante) e distorsivi (con lesione dell’apparato capsulo legamentoso o meniscale). Questi ultimi generalmente sono provocati da un sovraccarico funzionale dettato dall’esecuzione scorretta del gesto atletico. Le lesioni dei legamenti possono interessare uno o più di essi contemporaneamente: Legamento Crociato Anteriore (LCA), Legamento Crociato Posteriore (LCP), Legamento Collaterale Mediale (LCM) o interno, e Legamento Collaterale Laterale (LCL) o esterno. La lesione può variare da una semplice distrazione delle fibre del legamento ad una rottura parziale o completa dello stesso. La lesione legamentosa classica è quella del LCA; ruolo di questo legamento è impedire lo “scassettamento” anteriore della tibia sul femore. Il classico movimento di valgo rotazione esterna per cui si lesiona è rappresentato da un repentino movimento di torsione esterna del femore a tibia ferma (“..il calciatore che tenta di girarsi per prendere il pallone ma il piede rimane bloccato per i tacchetti infissi nel terreno..”). Fig. 4 La seconda lesione per eccellenza è quella del LCM, diffusa tra gli sciatori: l’atleta avverte Fig. 5 la sensazione “..come se il ginocchio si aprisse verso l’esterno..” generando quindi un trauma in valgismo. Il trattamento immediato delle lesioni legamentose consiste in alcuni semplici provvedimenti: applicazione di ghiaccio (con le regole viste in precedenza), camminare senza appoggiare l’arto ed assumere antidolorifici. Sarà necessaria l’esecuzione di una radiografia per escludere una concomitante frattura, seppur minima, che possa far variare l’iter terapeutico. Dopo qualche settimana saranno utili indagini strumentali di secondo livello (TC o Risonanza Magnetica) per valutare settembre 2010 meglio la lesione e confermarne la presenza. L’iter terapeutico consiste nell’immobilizzazione per almeno 35 giorni a ginocchio flesso 30° per una lesione del LCM e in un intervento chirurgico di ricostruzione legamentosa per una lesione del LCA (viene usato come neolegamento un tendine prelevato solitamente dal paziente stesso). I traumi distorsivi possono provocare anche una lesione meniscale isolata (cioè senza un concomitante danneggiamento della componente legamentosa); i menischi rimangono schiacciati tra i condili femorali e piatto tibiale dello stesso lato di cui fanno parte. Fig. 6 Il dolore che si avverte, e che perdura anche nei giorni e mesi successivi, è una sensazione di puntura sul lato in cui il menisco è danneggiato. La zona in cui frequentemente il menisco si lesiona non ha il potere di autoripararsi e perciò è necessario l’intervento chirurgico di meniscectomia artroscopia. Mediante artroscopia si leviga il menisco impedendo che il frammento lesionato possa muoversi nell’articolazione provocando un danno anche a livello della cartilagine articolare. Fig. 7 - Le malattie degenerative La patologia degenerativa più frequente è l’artrosi: un danneggiamento progressivo della cartilagine articolare, causato da traumi pregressi, malallineamenti o esagerata sollecitazione dell’articolazione genera il classico dolore intenso avvertito all’inizio del movimento. L’artrosi è lo stadio ultimo di un susseguirsi di traumi avvenuti in età giovanile. Non si può guarire da questa malattia ma si può impedire un’ulteriore degradazione della cartilagine, mantenendo tonica la muscolatura con cicli di fisioterapia. La terapia è sintomatica e consiste nell’assunzione di farmaci antidolorifici e nell’infiltrazione di sostanze viscose all’interno dell’articolazione per ridurre l’attrito determinato dal movimento. Allo stadio ultimo, quando il dolore impedisce lo svolgimento delle normali attività quotidiane, sarà necessaria la protesizzazione, cioè la sostituzione dell’articolazione. DIDASCALIA E BIBLIOGRAFIA Fig. 1 : Ginocchio sinistro, visione anteriore. “Atlante Anatomia di Netter”. Fig. 2 : Palpazione dell’apofisi tibiale, sede d’inserzione del tendine rotuleo. Fotografia. Fig. 3 : Immagine illustrante la cartilagine femoro rotulea. “Il ginocchio: il dolore anteriore di origine rotulea. Prof. Matteo Jacchini. Policlinico San Donato”. Fig. 4 : Immagine del meccanismo di lesione del Legamento Crociato Anteriore. “II Corso di Traumatologia dello Sport. Dott. Ventura”. Fig. 5: Lesione del Legamento Collaterale Mediale, caduta a terra di un atleta di pallavolo. “www.trofeodelleprovincie.it” Fig. 6: Movimento che genera una lesione del menisco. “Presentazione Power Point Lesioni traumatiche dello sportivo”. Fig. 7: Immagine di una artroscopia di ginocchio ”www.giuseppeleoni.it”.